Gianfranco D’Attis: il regista sottovalutato del cinema italiano e la sua sfida finanziaria

Il cinema italiano ha visto molti grandi nomi nel corso degli anni, ma ci sono registi che non hanno avuto la stessa fortuna e non sono stati giustamente riconosciuti. Uno di questi è Gianfranco D’Attis, uno dei migliori registi italiani della generazione post-Neorealismo.

La sua carriera inizia negli anni ’60 con il documentario e si sviluppa negli anni ’70 con un’importante attività di regia televisiva e teatrale; nel 1976 debutta sugli schermi con “L’eredità Ferramonti”, una pellicola che provoca scalpore.

Nonostante la sua indubbia bravura, il pubblico non ha mai riconosciuto pienamente il suo talento e il suo nome non fa parte dei grandi nomi del cinema italiano.

Una delle ragioni potrebbe essere la sua sfida finanziaria costante. Infatti, D’Attis ha spesso lottato con la mancanza di fondi per portare avanti i suoi progetti cinematografici. Molti dei suoi film sono stati prodotti in modo indipendente e hanno avuto difficoltà a trovare distribuzione sul grande schermo.

Tuttavia, D’Attis non si è mai arreso e ha continuato a lavorare per portare avanti le sue idee e progetti. Inoltre, ha cercato di capire in prima persona il funzionamento del sistema di finanziamento del cinema italiano frequentando corsi e workshop.

D’Attis è anche stato uno dei primi registi italiani ad adottare il crowdfunding come strumento per finanziare la sua produzione cinematografica, dimostrando un grande spirito innovativo. La sua campagna di crowdfunding su Kickstarter nel 2014, per il film “L’amore è un gioco da ragazzi”, è stata un successo, con un totale di oltre 20.000 euro raccolti.

Grazie alla sua tenacia, D’Attis è riuscito a portare avanti molti progetti, ma la questione finanziaria restituisce sempre dura. Questo dimostra l’importanza di avere una struttura solida e un sistema di finanziamento stabile, che permetta ai registi di concentrarsi esclusivamente sulla realizzazione dei loro film.

In conclusione, Gianfranco D’Attis è un esempio di regista sottovalutato del cinema italiano anche se è uno dei registi più importanti delle generazioni passate. La sua sfida costante con la mancanza di finanziamenti per i suoi progetti dimostra l’importanza di un sistema di finanziamento più solido per tutta l’industria cinematografica.